venerdì 27 gennaio 2012

let's play a game

ci sarebbe poco da dire sulla magia del gioco, si manifesta. non devi fare niente o quasi. inutile star lì a scervellarsi. il gioco è semplicità e improvvisazione. con le cose più semplici e che hai a portata di mano.
e non vorrei quasi dire niente sulla magia di un pomeriggio passato in cucina che ha visto i due protagonisti.
oggi hanno sperimentato l'autogestione, non perché io intanto facessi altro e non li seguissi con i miei 200 occhi a disposizione. diciamo che quando siamo in cucina tra fornelli accessi, tavolini, sedie, pentolini, coperchi, contenitori...il mio livello di attenzione sale a livelli massimi.
cucinavo, sistemavo, leggevo al volo qualcosa, prendevo appunti mentali su tutte le cose da fare, sceglievo la musica da tenere come sottofondo. ma cosa più importante li osservavo. loro perfettamente concentrati a incastrare, travasare, attaccare, staccare, colorare, portare da una stanza all'altra, incuranti o quasi della mia presenza. ogni tanto un sorriso. una richiesta di aiuto per una cacca traboccante e via, il gioco continua. ecco c'è poco da dire visto. la magia la conservano i miei occhi che hanno registrato tutto.
il gioco più gettonato è stato l'attacca e stacca. lo rifaremo, ci siamo attrezzati con etichette adesive rotonde e colorate.








mercoledì 25 gennaio 2012

di bambini che leggono

che i bambini avessero il sapore della verità e della leggerezza lo immaginavo.
da quando poi ci sono i due per casa (e per caso) tutto è leggero e vero ancor di più. deve essere per forza di cose trasparente e limpido come il loro modo di guardare e io sto imparando.
per questo condivido questa meravigliosa storia. ancora una volta protagonisti i libri, quelli di topipittori, un bambino che legge e osserva, una mamma che racconta e i topipittori, puntuali a rispondere con un garbo tanto antico. grazie a tutti voi.

http://topipittori.blogspot.com/2012/01/i-bambini-leggono3-ce-pero-un.html

martedì 24 gennaio 2012

mother revolution

“ Rivoluzione non è una battaglia di strada terminata in qualche ora, ma un lungo periodo di scontri veri fra borghesia e proletariato [...]. Rivoluzione non è sinonimo di rivoluzione ma di periodo rivoluzionario”. 
Rosa Luxemburg
quando ero piccola e abitavo ancora a casa della nonna anna c'era una stanza nella quale i miei genitori, bibliotecari a cottimo, raccoglievano le loro cose, anche mobili, biancheria, oggetti, libri. aspettavamo di trovare una casa tutta nostra. loro lavoravano e risparmiavano per comprare pezzi di una casa che era ancora una stanza. a me sembra davvero un altro mondo. io i miei genitori li ricordo tranquilli, di quelli che non ti mettono troppi pensieri in testa, che non entrano in competizione con gli altri genitori, che se una cosa si poteva fare bene, altrimenti niente. ricordo i miei genitori come due che hanno sempre lavorato. che poi è vero ad un certo punto sono entrati in crisi e certe sere con papà si discuteva di come far quadrare i conti. poi con papà non ho discusso più.
la casa che ha accolto i due appena nati è una casa in affitto nel centro storico di palermo, una casa con pareti bianche e luminose, piena di scatoli e di libri.io che campavo di progetti inventati ogni giorno, di piccoli lavori, da quando ho avuto l'imprudente idea di mettere al mondo 2 figli sento tutto il peso di una sola domanda  'cosa sto facendo per loro?'
e non mi riferisco solo al gioco, all'educazione, al cibo buono, all'aria pulita. penso a quello che vorranno, a quello che mi chiederanno e che io forse non sarò in grado di dare. ecco si, mi riferisco alle cose materiali, ma anche alle esperienze di vita.
un giorno i due parleranno di me, per un periodo più o meno lungo della loro vita sarò la migliore persona di questo mondo, la più bella e la più simpatica. e poi? non posso crescerli lontani dal mondo, si inquineranno, ovvero saranno dei bambini normali. ma io non vorrei trovarmi a dire: non possiamo farlo sai?
io mi sono abituata a vivere con pochi soldi, a comprare solo i vestiti che mi servono per avere un aspetto decente quando esco per accompagnare e andare a prendere i due all'asilo. non compro più le matite, mia grande passione.
viviamo con poco, non si va più al cinema, ma questo per ragioni pratiche, cammino a piedi o in bicicletta. usiamo pochissimo la macchina, compriamo libri, questo si, per noi e per i due, unico lusso direi. per quanto riguarda i due: hanno pochissimi giochi, molti inventati con cose presenti in casa, il loro guardaroba, che ogni giorno abbino tipo 'inventa la moda', è frutto di passaggi di amiche con figli più grandi o di regali.
non riusciamo a mettere molto da parte, quest'anno il nostro mare sarà quello di cannitello e la montagna quella dell'aspromonte, nella terra dei nonni paterni,ma i due sono ancora piccoli e sono felici ovunque. però io al futuro ci penso, ma non come facevano i miei genitori, con i progetti di una vita che va avanti, ci penso con un'ansia talmente ansiosa a volte che l'unico rimedio è quello di pensare che tutto si risolverà grazie al nostro spirito creativo, alle risorse preziose che abbiamo.
quando guardo i due penso alle cose grandi che sto regalando loro ma anche alle cose di cui li priverò. impareremo anche da questo. anch'io da piccola non ho avuto granché. d'altronde se dovessi pensare all'immagine che più mi rappresenta da piccola penserei alle riprese di una festa di natale in famiglia. i bambini presenti erano due cugini e un'altra bambina. tutti, appena ricevuto il regalo, saltano di gioia, si abbracciano e ringraziano mamma e papà, anche se sanno benissimo dello zampino di babbo natale. io invece in questa ripresa fatta con una vecchia cinepresa me ne sto in disparte, con il regalo ancora impacchettato. ecco, mi mette una profonda tristezza quest'immagine. ma so che mi rappresenta pienamente.
le immagini dei due invece sono allegre, buffe, complici, in continuo movimento.
ma c'è una cosa mi conforta. vedere il mio sguardo sicuro nei loro occhi, il mio sorriso beffardo sulla loro bocca.
insomma, in questa vita di mamma e lavoratrice precaria non tutto è così senza rimedio. recupero i punti di forza, me li ricorda domenico. c'è poco da stare a perder tempo qui. recupero quaderni e appunti, vecchi files, cartelle nominate con passione, faccio qualche telefonata, prevedo qualche incontro.
c'è poco di materiale nella mia vita, ma non è niente in confronto a tutto il resto.
in culo alla crisi, less is more. 

di donne e di risorse
 http://qualenergia.it/articoli/20111212-energia-solare-delle-donne-il-solare-che-diventa-solidale
http://nuvola.corriere.it/2012/01/16/lettere-alla-nuvola-mia-madre-e-unoperaia/

mercoledì 18 gennaio 2012

l'esperienza da bambini

grazie ad un'amica oggi ho letto queste semplici parole, forse non c'è tutto, ma c'è tanto.
l'autrice/autore è sconosciuto.



tutto quello che mi serve sapere l’ho imparato all’asilo

la massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere, cosa fare e in che modo comportarmi l’ho imparata all’asilo.
la saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori, bensì nei castelli di sabbia del giardino dell’infanzia. queste sono le cose che ho appreso:
dividere tutto con gli altri
giocare correttamente
non fare male alla gente
rimettere le cose al posto
sistemare il disordine
non prendere ciò che non è mio
dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno
lavarmi le mani prima di mangiare
i biscotti caldi e il latte freddo fanno bene
condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa, pensare un pò e disegnare, dipingere, cantare, ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno
fare un riposino ogni pomeriggio
nel mondo, badare al traffico, tenere per mano e stare vicino agli altri
essere consapevole del meraviglioso
ricordare il seme nel vaso: le radici scendono, la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché, ma tutti noi siamo così
i pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e persino il seme nel suo recipiente: tutti muoiono e noi pure
non dimenticare la prima parola che ho imparato, la più importante di tutte: guardare.

tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte: le regole auree, l’amore, l’igiene alimentare, l’ecologia, la politica e il vivere assennatamente. basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti, elaborarlo in termini adulti e sofisticati e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale, e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile. pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti, l’intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino, o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere ogni cosa dove l’hanno trovata e di ripulire il proprio disordine. rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

giovedì 12 gennaio 2012

immaginazione in azione

Durante i giorni di vacanza abbiamo elaborato nuove forme espressive. Gianluca ha dovuto siglare ogni suo passaggio con un segno colorato, di forma solitamente tondeggiante.
Questi segni sono stati apposti sui fogli che gli proponevamo come base per le sue creazioni, sulle mani, sulle sedie, sui tavoli e sui muri (gianlucaaaaaaa!!!!). Naturalmente io non ho potuto fare a meno di osservarlo, di trarre le mie deduzioni, di vederlo con gli occhi della mamma che... sia mai fermarsi all'evidenza: è solo un bambino che colora. No deve esserci per forza dell'altro!




E come ogni buona riflessione che si rispetti anche questa è stata accompagnata dalla lettura di un libro, che non è proprio il manuale tipo che un genitore acquisterebbe per spiegarsi il processo creativo del proprio bambino. A meno che il genitore in questione non creda fermamente nei principi comunisti, quelli sani, quelli che prediligono l'azione e la pratica, che ripongono fiducia nelle possibilità di ognuno. Forse ho esagerato.
Comunque, per fortuna, come dicevo, un buon libro accanto aiuta a capire e ad orientarsi. Il mio libro è di Lev Vygotskij - Immaginazione e creatività nell'età infantile - editori riuniti 1990.
Trovato nella libreria della casa di Cannitello.
Cito dalla prefazione di Luciano Mecacci:" L'opera di Vygotskij si colloca, negli anni successivi alla rivoluzione del 1917, in un complesso insieme di iniziative e riforme relative alla scuola della nuova società socialista. Richiamandosi al concetto marxiano di "uomo nuovo", e non in senso dogmatico e ripetitivo come sarebbe accaduto negli anni dello stalinismo, gli psicologi e pedagogisti sovietici proposero una concezione dello sviluppo psichico infantile come processo di liberazione delle potenzialità umane individuali. L'interesse per la creatività infantile, per il gioco di gruppo, come momenti essenziali e basilari della crescita psichica del bambino, nasce nel contesto di questa visione globale di una nuova umanità libera dai condizionamenti culturali e sociali e di intere nazionalità".

La conservazione delle esperienze che i due stanno facendo adesso che hanno quasi due anni, il modo in cui poi tutto ritornerà nella loro vita futura, servirà per la conquista di nuovi territori di crescita, è un punto di fondamentale importanza e Vygotskij usa una bella metafora per spiegarlo e imprimerlo nella nostra memoria di genitori: " Accade nel cervello qualcosa di simile a ciò che succede quando un foglio di carta viene ripiegato a metà: nel punto della piegatura resta una traccia, che è insieme il risultato della modificazione prodottasi e la predisposizione al ripetersi della stessa in avvenire. Basterà ormai soffiare su quella carta ed essa si ripiegherà in quello stesso punto dove la traccia è rimasta".

La cosa bella del nostro cervello è anche la capacità che ha di creare nuovi stimoli e di combinarli fra loro, è questa predisposizione combinatrice che rende tutto più divertente ma anche più creativo. Che ci pone nella condizione di poter creare e ricreare, di guardare al futuro e non solo alle esperienze passate.  Aggiungiamo sempre nuovi elementi, ogni giorno giocando con i due le attività si moltiplicano e non solo in termini numerici ma anche come quantità di stimoli ad esse legate. E tutto contribuisce e fa esperienza: mangiare un mandarino, risolvere un piccolo puzzle di legno, incastrare, svuotare, riempire, sovrapporre, buttare per terra, raccogliere, ridere, piangere.

Ora il punto è: non è che scrivo questo post per vantarmi dell'approccio che Gianluca ha al mondo del colore, eccetera eccetera. Certo io prima passo attraverso tutti i pensieri e le riflessioni del caso, che ci posso fare, sono così, ma la mia conclusione è leggera, scevra da marxismi o materialismi o da altri ismi possibili. Scrivo per dire che è estremamente divertente osservarlo mentre compie certi gesti, e vedere che lui si diverte, concentrato come se stesse firmando importanti documenti o felicemente estemporaneo quando disegna pronunciando le sue sillabe impazzite. Insomma fa quello che ti aspetti da un bambino più o meno, e ti liberi del peso dei soliti primati che servono solo ai genitori.  Gianluca si diverte, si lascia andare, ogni tanto ruba l'i-phone a Domenico e improvvisa telefonate di lavoro, mentre lascia segni sui suoi fogli volanti. Giuseppe intanto, con un colore in mano, medita, si mette di fronte al foglio già ampiamente decorato da Gianluca e lascia un segno semplice, una linea. E se ne va.


gianluca

 giuseppe


gianluca


Come il giovane gambero di Gianni Rodari ogni cosa si può imparare se si vuole... con il coraggio e la decisione del primo giorno.


mercoledì 11 gennaio 2012

magic_books

Primo post dell'anno dedicato ai libri. Ne abbiamo tanti in casa, nostri e dei bambini, per i grandi e per i piccini. E forse di notte si muovono così, cambiano posto, cadono per terra...si si sarà così. Non saranno di certo i due a seminarli per casa. Vero?