domenica 13 gennaio 2013

un'altra scuola



Tra qualche mese i due completeranno l'esperienza del nido.
Siamo cresciuti, tutti.
Abbiamo imparato dai piccoli e fatto tesoro di cambiamenti e parole nuove, abbiamo condiviso la vita dei due con persone competenti, attente e sensibili.
Abbiamo fatto tesoro di tutte le forme di diversità: professionale, etnica, di età
e di relazione.
E' stato bello mischiarsi, salutarsi, immaginare vite diverse, percorrere le vie del centro storico per raggiungere l'asilo, le vie che nascondono vite mischiate, colori, segni del tempo. Le stesse vite si sono incontrate nei volti dei bambini e si sono riconosciute quando hanno voluto farlo,

Entro il mese di febbraio scade il termine per l'iscrizione dei bambini alla scuola materna.
Esistono scuole statali e comunali e a queste mi riferirò nel mio discorso. Ho visitato quelle nella mia zona di riferimento. Sono andata, ho cercato parole, sguardi che mi aiutassero a capire  ne ho trovati pochi. Chiederò di nuovo anche perché non capisco l'assenza di un tempo di passaggio, di comprensione o di scambio.

Perché si tratta solo di un'iscrizione?
Di un numero di bambini da definire e che forse è troppo alto per permettere agli educatori e alle educatrici di creare relazioni e conoscenza.

Ma forse inizia così il mondo della scuola vera, quella fatta di numeridi gruppi grandi e misti, di attenzioni da distribuire.

Vorrei fidarmi, vorrei continuare a fidarmi della scuola pubblica, vorrei condividere difficoltà e tentativi, vorrei farne parte, imparare e trasmettere.

Poi in questi giorni al nido sento spesso parlare altri genitori, anche loro posti di fronte alla scelta della scuola materna, e mi chiedo perché cadiamo nell'errore di considerare scadente quello che non paghiamo, quello che è per tutti e che sarebbe anche per i nostri figli? Cerchiamo un 'meglio' che esattamente a cosa corrisponde?
Perché ci sono zone della città che sarebbe meglio evitare?
Utenze che sarebbe meglio che i nostri figli non frequentassero?
Perché pensiamo che una scuola sia dedicata solo a bambini di una certa provenienza e vogliamo proteggere i nostri in strutture che riteniamo adatte allo scopo?

Credo che nella scuola pubblica si possa e si debba trovare la professionalità e la preparazione, l'impegno di chi ce la fa in un paese che all'educazione e alle condizioni di vita dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze dovrebbe proprio ripensare.

Credo nell'impegno e nell'attenzione delle famiglie però, quello che ha caratterizzato la mia esperienza nel nido attraverso i due: partecipare, chiedere, tessere relazioni è fondamentale quando è possibile, quando si hanno intenti e volontà, quando il tempo 'di prima' lo hai passato ad informarti, a trovare guide e percorsi di crescita possibili per i tuoi figli. Ecco, basta poco per suggerirli ad altri e la condivisione arriva come un evento necessario e non troppo inaspettato.

C'è chi, nella scuola, cerca luoghi di compensazione, chi necessita soltanto di luoghi dove lasciare i figli per esigenze lavorative, chi vorrebbe garantirgli un'esperienza di crescita e di formazione migliore ma non ha i mezzi. 

Ma perché i miei figli ne avrebbero più diritto di altri?
O forse no, non è una questione di diritti ma di possibilità e di attenzioni dedicate.

Perché il bambino che ho visto l'altro giorno in grembiule in una scuola materna comunale non potrebbe stare con i miei figli?
Cosa hanno di diverso?
Cosa vieta a lui di fare esperienza del mondo secondo percorsi che non siano segnati dalla sua famiglia di provenienza?
Se la sua famiglia non conosce alternative educative possibili perché nessuno si impegna a spiegargliele?
Lo so alcuni non ci pensano neanche, crescere i figli è un impegno che segue strategie differenti, legate a limiti culturali, mancanza di tempo, di economie. 
Ma gli strumenti per crescere i bambini con il buon senso non costano o meglio costano solo fatica e tempo questo si, insieme a tanta costanza e pazienza.

Nessuna di queste caratteristiche, ammesso che io le abbia, mi rende speciale
o rende speciali i miei figli, ma cerco di farne tesoro e di far fruttare quella parte di competenze che credo di avere maturato nel tempo senza i due e in quello dopo.

Sono le paure e le ansie di noi adulti ad essere riversate sui bambini, frase questa che non manca mai di essere pronunciata. La leggo in diversi blog che affrontano l'argomento, la sento dalle amiche e dagli amici, ci si arriva sempre a dirla, a pensarla dopo averla vissuta,
pochi la riconoscono vera e la inquadrano con la giusta serietà e severità

Per questo vorrei che in questa scelta o in altre che verranno, il mio unico termine di paragone fossero i bambini, il loro modo di sentire le cose, di trasmetterle e di viverle.
Vorrei che mi suggerissero loro la strada giusta. Lo hanno fatto in questi anni.
Hanno assecondato scelte ma ne hanno anche determinate tante con il loro modo di vivere e di relazionarsi.
Confrontarsi con due, insieme, significa già creare una piccola comunità di riferimento:
essere io e l'altro e l'altro ancora, ampliare le alternative e i punti di vista. Fa crescere questo, fa bene, mette in crisi anche.

Chi ha la meglio?
Quello che è più determinato e più indipendente?
Quello che aspetta che sia l'altro a fare il primo passo?
Quello che si muove da solo?
Quello che ascolta?
In questa scelta della scuola si pone per me anche l'interrogativo della separazione dei due: è una scelta che mi devo porre o come sempre farei meglio ad osservarli e a percepire segnali altrimenti sconosciuti a chi non li conosce affatto?
E poi suggerirli a chi dovrà imparare a conoscerli.

Insieme o divisi.
Sarebbe un modo per proteggerli o per renderli più forti?
Non lo so, ci sono libri e teorie, esperienze e storie.
Ci sarà anche quella dei due e la scriveranno loro.
Preferisco pensare che sia così.

Questo post avrà un seguito, l'argomento va approfondito.

Intanto:

*Un piccolo suggerimento di lettura, che non aiuta forse in alcune scelte precise ma permette di conoscere aspetti della condizione dell'infanzia alternativi a quelli ufficiali. C'è un Atlante dell'Infanzia (a rischio) che raccoglie indicatori e mappe sull'infanzia e l'adolescenza, le osserva da differenti punti di vista: dalla scuola al lavoro, alle relazioni sociali. Leggetelo e condividetelo. 



*E poi ci sono i Peanuts: