mercoledì 19 marzo 2014

tutto comincia da una piazza, da un gioco, da una scuola


succede che mesi fa una giunta ispirata e dei tecnici comunali altrettanto illuminati decidano di mettere in piedi un progetto per quella che a palermo è conosciuta come piazza magione.
ecco comincio dal progetto per entrare subito nel merito della questione




metto da parte i commenti, che però sono troppi e non trovano posto (allora li butto via).

dopo aver visto questo progetto un gruppo di cittadini legati in vario modo a quel luogo propone di rivedere i punti punti di partenza in ragione delle prospettive future.
nell'area che il progetto intendeva trasformare in un'area sgambamento cani svolge un ruolo determinante in quel quartiere un campetto di calcio, spontaneo, come il gioco che vi si svolge e le dinamiche che attiva tra abitanti, ragazzi di tutte le etnie.
così nel mese di luglio 2013 si svolge una seduta del consiglio della prima circoscrizione e, in quell'occasione la dirigente dell'istituto scolastico che si trova vicino la piazza, propone di fare un incontro per presentare al quartiere il progetto.
l'incontro avviene a fine ottobre, a scuola, con i bambini e  le famiglie, una parte. ci sono i tecnici comunali, assessori, rappresentanti dell'amministrazione. in quell'occasione viene organizzata una partita di 24 ore che comincia a mezzogiorno circa del 31 e termina alla stessa ora del giorno dopo. coinvolge grandi e piccoli, in tutte le ore di vita di quel posto. quelle del giorno, del passaggio dei bambini e delle famiglie per andare a scuola, quelle del gioco, quelle della vita serale e notturna, forse un pò movimentate e rumorose ma comunque presenti.

durante l'incontro gli organizzatori della campagna sport popolare in spazio pubblico presentano un tentativo di analisi dell'area della piazza che non risponda solo alle esigenze di una parte della popolazione e propone visivamente quanto segue





















ecco. non era difficile immaginare un percorso, almeno darsi degli strumenti di analisi. crearseli o farseli suggerire dalla 'piazza', dalle persone.
in seguito all'incontro di ottobre i promotori della campagna sport popolare in spazio pubblico, in accordo con la scuola elementare ferrara, hanno iniziato dei laboratori con i bambini delle quarte e delle quinte. i laboratori hanno avuto come oggetto la progettazione della mobilità lenta nella piazza e della segnaletica appropriata e la progettazione di giochi, non elementi standardizzati da adattare alla piazza ma 'modalità' di gioco nuove e possibili.
alla fine di questo percorso durato un mese in accordo con l'amministrazione che avrebbe analizzato insieme a noi gli elaborati dei bambini, veniamo assorbiti dalla lettura di questo 'stupefacente' articolo


nel quale non si fa riferimento alle associazioni che hanno curato i laboratori, nel quale si assegna ai laboratori un titolo a fantasia e si descrive un processo alla fine del quale il merito sembra andare ad altri ma non a noi che questo processo di partecipazione lo abbiamo avviato. 

cose alle quali dovremmo essere abituati? no. il percorso continua e non si distrugge, continua nella chiarezza, nei modi semplici e diretti, nell'ascolto dei bisogni e dei sogni, nell'informazione e nella formazione di tutti se necessario. perché si prende parte per un quartiere e i suoi abitanti ma si denunciano pure comportamenti e si creano le condizioni per cambiarli. il percorso continuerà con la presentazione degli elaborati dei bambini e in un successivo momento di confronto per definire le modalità di avanzamento del progetto che, speriamo, venga definito attraverso una consultazione pubblica che porti alla definizione di un concorso, utile per moltiplicare i punti di vista e ampliare il numero di soluzioni possibili, di risposte alle richieste degli abitanti (tutti) e dei bambini.


è di questi giorni una segnalazione ripetutamente sottolineata, fotografata, scritta da genitori e abitanti sulla discarica a cielo aperto accanto la scuola (ringrazio giovanna per le foto)








il comune risponde così ad una cittadina-mamma-attivista come noi



fino a ieri mattina nulla era cambiato. i tempi di certi percorsi dovrebbero saltare procedure lunghe e articolate il perché leggetelo qui  http://www.nonsoloamianto.com/effetti-salute-eternit.htm

speriamo di non dover ricorrere al kit di rimozione
http://www.eternit-smaltimento.it/2011/kit-rimozione-amianto-autorimozione.html

o alle vernici incapsulanti
http://www.irisvernici.com/quaderni_amianto.htm

siamo stanchi
arriva la primavera
e vorremmo goderci quel poco che la città ci offre e ci permette di fruire in sicurezza. poco però.troppo poco.









lunedì 10 marzo 2014

quello che ho capito della scuola materna



“Vorrei che all’ingresso di tutti i musei e di tutte le scuole ci fosse una scritta: 
non importa se non capisci, segui il ritmo” maria lai
dopo quasi un anno di frequenza dei due presso una scuola dell'infanzia pubblica nel centro storico di palermo, non ho capito molto.

pochi punti, fondamentali però, resteranno nella mia memoria e nei miei primi passi nel mondo della scuola che sarà ancora ricco di esperienze, speranze, lotte e delusioni.
un pò di cose le avevo scritte qui un anno fa
sarà la scadenza del 28 febbraio, termine ultimo per presentare le iscrizioni alla scuola dell'infanzia, ma torno a scrivere sull'argomento.
anche quest'anno ho visitato le scuole vicino casa, di mia iniziativa, dal momento che molte non prevedono un open day per le famiglie.
mi sono soffermata su due, vicine alla casa dove abitiamo in questo momento, fattore fondamentale visto il trasporto a piedi o in bicicletta dei due.

ora non saprei dire cosa guidi queste mie visite, quali siano i parametri di confronto con quello che credo debba essere uno spazio dedicato ai bambini, quale faccia debba avere una maestra, quale sguardo, quali parole dovrebbe usare per dirmi chi è e cosa le piace del suo lavoro.

so che ho guardato ancora una volta gli spazi, gli angoli dedicati, i colori, quel particolare modo di pensare alle cose dei bambini, una forma di cura anche questa. 
chi ha a cuore l'argomento, tra le maestre, riesce anche con poco a rendere accogliente uno spazio per i bambini che lo vivono dalle 8:30 del mattino fino alle 16. 
riesce a farlo con poco, magari chiedendo la collaborazione delle famiglie. 
chi non crede nell'importanza che l'organizzazione e la cura dello spazio abbiano nella gestione quotidiana di attività artistiche e di gioco non coglie l'elevato grado di sciatteria che trasmettono libri rotti lasciati sulle mensole di una libreria, giocattoli riposti nelle ceste come capita, pupazzi impolverati e quant'altro. basterebbe poco farlo da sole, perché è lo spazio dove ogni giorno lavori e quindi perché non organizzarlo come si deve, per accogliere i piccoli ma anche per praticità?

so che ho chiesto del tempo, di come trascorre, come attraversa la giornata dei bambini e come questi sono aiutati a percepirlo.
quello che so di queste visite è quello che non so di questo tempo a scuola,
so quello che le maestre non mi dicono (comprese le due che i miei bambini hanno imparato a conoscere nella scuola che frequentano).

so che non esiste spesso uno spazio aperto nel quale trascorrere alcune ore del giorno o, se esiste è pericoloso o fa freddo (a palermo?). 
a novembre scorso a bologna si è svolto un convegno di riflessione e confronto sull'ambiente esterno come risorsa didattica ed educativa. 
Outdoor education (l'educazione sicura all'aperto) era il titolo del convegno e si è parlato di come ... 
"Oggi il bambino è “a rischio” non per i pericoli che potrebbe incontrare nella sua vita ordinaria, familiare e scolastica, ma perché non corre alcun rischio, non impara a “mettere in gioco” le sue capacità psicomotorie naturali. Il bambino è in pericolo per inazione. La sua educazione diventa antipedagogica poiché gli vengono “sottratte” (o rese asettiche) le esperienze nella realtà-vera dove sono il corpo, il movimento, i sensi, le relazioni concrete con le cose e con le persone a guidare la sua maturazione. Il senso autentico dell’educazione è quello di aprire i campi d’esperienza al bambino, non di chiuderli."

so anche degli strumenti di cui alcune maestre si privano, forti di un'esperienza e di una formazione maturata in tempi non proprio recenti e con modalità non sempre collegate alle reali necessità dei bambini. sento il peso del tempo sulle loro idee e sulle loro proposte. sento il peso della stanchezza per alcune, o della disillusione per altre. 
so del rispetto che provo per chi fa questo mestiere
in alcuni quartieri poi sembra ancora più difficile creare una comunità che aiuti a crescere, perché è anche il contesto 'fuori' la scuola che risulta privo di punti di riferimento.
quello che non capisco è perché alcune cose non nascano spontaneamente, perché certe magie non si accendano da sole.

non capisco la maestra che mi propone il libro di testo, che mi parla della valutazione di bambini di tre e quattro o cinque anni, non capisco il programma ministeriale. 
non capisco perché non si scelga un'altra strada, valutando l'ipotesi di doversi creare gli strumenti adatti per costruirla. ci sono libertà che ancora oggi vanno salvaguardate e protette e libertà che vanno aiutate a crescere.

le mie visite finiscono con un senso di fiducia. 
ma dai, non l'avrei detto.
fiducia perché in fondo chi sono io per chiedere tutto questo cambiamento?
che strumenti ho da genitore per avviarlo? 
(all'elezione dei rappresentanti dei genitori su 23 famiglie eravamo presenti in due)
che strumenti hanno le maestre, le scuole?
che strada stiamo percorrendo tutti?


in questi giorni una strada possibile sembra quella tracciata dal gruppo nazionale nidi e infanzia  che ha lanciato una petizione, potete sottoscriverla qui e leggerla qualche riga più sotto.

la strada che percorreremo dentro la scuola proveremo a tracciarla ancora e, magari, a deviarla.

Perché si arrivi in breve tempo all’approvazione di un quadro normativo che, in coerenza con la Raccomandazione della Commissione Europea del 20 febbraio 2013, tenga conto dei diritti dei bambini e delle bambine e della crescita qualitativa realizzata dai servizi per l’infanzia e dalle scuole dell’infanzia negli ultimi decenni.
Chiedono una legge di riforma del settore dei servizi educativi per i bambini e le bambine sotto i sei anni che:
Riconosca l’unitarietà del percorso educativo da zero a sei anni all’interno di una visione organica del sistema di istruzione e formazione,
Definisca le diverse tipologie dei servizi per l’infanzia e la loro natura educativa, abrogando la definizione del nido come servizio a domanda individuale,
Assicuri la qualità di tutti i servizi educativi per i bambini e le bambine sotto i sei anni, definendone come elementi irrinunciabili: la partecipazione dei genitori, la qualificazione universitaria del personale educativo e la loro formazione continua, la collegialità del lavoro, il coordinamento pedagogico; e stabilendo i requisiti organizzativi e strutturali di ogni servizio.
Chiedono una legge che:
Dia nuovo impulso all’estensione dei servizi per l’infanzia e alla generalizzazione della scuole dell’infanzia, contribuendo a sanare gli squilibri territoriali esistenti nella condizione sociale dei bambini fin dai primi anni di vita, con un apposito piano di finanziamenti che sostenga la creazione di nuovi servizi e la loro successiva gestione,
Escluda dal patto di stabilità gli interventi pubblici relativi al funzionamento dei servizi educativi per i bambini e le bambine sotto i sei anni e istituisca meccanismi stabili di finanziamento pubblico, che vedano la compartecipazione dei diversi livelli di governo alla spesa per i servizi per l’infanzia e per le scuole dell’infanzia.