giovedì 9 aprile 2015

la morte è una spiegazione scientifica

da quando sono nati i twins ho pensato spesso a come avrei parlato loro di mio padre. perché mio padre è morto. e io non sapevo proprio che parole usare per parlare di una persona morta a dei bambini, che verbi declinare, in quali tempi, che aggettivi usare e quali metafore inserire nel discorso per dare leggerezza. ho cercato libri, ho chiesto e alla fine ho semplicemente rimandato.
poi è successo spontaneamente, allo scoccare dei loro 5 anni. un momento di rabbia di gianluca e il suo preferirci morti ha innescato una discussione surreale.
la morte è diventata un gioco di numeri
i nonni (i genitori di domenico) sono due, la nonna è sola, si però c'è rosa (una zia)
quindi rosa e la nonna sono innamorate
la morte è diventata una spiegazione scientifica
'si, ho capito che eri triste mamma ma come è morto tuo papà'
così secco
20 anni ad elaborare il mio rapporto con la morte, a versare lacrime e sbattere pugni al muro e in pochi secondi devo rimettere tutto a posto e parlare di anatomia
emorragia subaracnoidea
gli è scoppiata una vena nella testa gianluca
è uscito tanto sangue, hanno cercato di ripararla ma non c'è stato niente da fare
gianluca sempre più interessato all'operazione in sé, giuseppe un po' meno mi guarda con gli occhi grandi e persi.
gianluca cerca soluzioni alternative alla riparazione della vena
giuseppe segue il gioco
cerchiamo pure le immagini su internet 
papà scusali
sono bambini curiosi, romantici quando vogliono loro, ma hanno bisogno di capire e di trasformare tutto in cose concrete e immagini comprensibili, certo non dal punto di vista medico ma da quello pratico e tangibile dei bambini. a momenti chiedo loro di fare un disegno per vedere se hanno capito. ecco vedi è colpa mia.
invece di dire loro quanto ho pianto e quanto mi sei mancato e quanto mi manchi ancora e che evento incomprensibile sia la morte oppure spiegare loro che ci trasformiamo e ritorniamo, che non andiamo via per sempre, almeno non dopo tutto questo amore, sono qui a fare dr. house, a montare immagini nella loro mente a suggerire vie di fuga al dolore. avessi saputo farlo prima. 
dopo questo momento, che per fortuna è durato poco ci siamo allontanati.
loro sono tornati a giocare di là io in cucina a preparare il pranzo.
nel frattempo ho sentito il bisogno di massaggiare cuore e pancia e di chiudere gli occhi. 
giuseppe però ha sentito il bisogno di tornare, lieve, sull'argomento.
"però è brutto che il nonno a noi non ci ha conosciuti"