Questi segni sono stati apposti sui fogli che gli proponevamo come base per le sue creazioni, sulle mani, sulle sedie, sui tavoli e sui muri (gianlucaaaaaaa!!!!). Naturalmente io non ho potuto fare a meno di osservarlo, di trarre le mie deduzioni, di vederlo con gli occhi della mamma che... sia mai fermarsi all'evidenza: è solo un bambino che colora. No deve esserci per forza dell'altro!
E come ogni buona riflessione che si rispetti anche questa è stata accompagnata dalla lettura di un libro, che non è proprio il manuale tipo che un genitore acquisterebbe per spiegarsi il processo creativo del proprio bambino. A meno che il genitore in questione non creda fermamente nei principi comunisti, quelli sani, quelli che prediligono l'azione e la pratica, che ripongono fiducia nelle possibilità di ognuno. Forse ho esagerato.
Comunque, per fortuna, come dicevo, un buon libro accanto aiuta a capire e ad orientarsi. Il mio libro è di Lev Vygotskij - Immaginazione e creatività nell'età infantile - editori riuniti 1990.
Trovato nella libreria della casa di Cannitello.
Cito dalla prefazione di Luciano Mecacci:" L'opera di Vygotskij si colloca, negli anni successivi alla rivoluzione del 1917, in un complesso insieme di iniziative e riforme relative alla scuola della nuova società socialista. Richiamandosi al concetto marxiano di "uomo nuovo", e non in senso dogmatico e ripetitivo come sarebbe accaduto negli anni dello stalinismo, gli psicologi e pedagogisti sovietici proposero una concezione dello sviluppo psichico infantile come processo di liberazione delle potenzialità umane individuali. L'interesse per la creatività infantile, per il gioco di gruppo, come momenti essenziali e basilari della crescita psichica del bambino, nasce nel contesto di questa visione globale di una nuova umanità libera dai condizionamenti culturali e sociali e di intere nazionalità".
La conservazione delle esperienze che i due stanno facendo adesso che hanno quasi due anni, il modo in cui poi tutto ritornerà nella loro vita futura, servirà per la conquista di nuovi territori di crescita, è un punto di fondamentale importanza e Vygotskij usa una bella metafora per spiegarlo e imprimerlo nella nostra memoria di genitori: " Accade nel cervello qualcosa di simile a ciò che succede quando un foglio di carta viene ripiegato a metà: nel punto della piegatura resta una traccia, che è insieme il risultato della modificazione prodottasi e la predisposizione al ripetersi della stessa in avvenire. Basterà ormai soffiare su quella carta ed essa si ripiegherà in quello stesso punto dove la traccia è rimasta".
La cosa bella del nostro cervello è anche la capacità che ha di creare nuovi stimoli e di combinarli fra loro, è questa predisposizione combinatrice che rende tutto più divertente ma anche più creativo. Che ci pone nella condizione di poter creare e ricreare, di guardare al futuro e non solo alle esperienze passate. Aggiungiamo sempre nuovi elementi, ogni giorno giocando con i due le attività si moltiplicano e non solo in termini numerici ma anche come quantità di stimoli ad esse legate. E tutto contribuisce e fa esperienza: mangiare un mandarino, risolvere un piccolo puzzle di legno, incastrare, svuotare, riempire, sovrapporre, buttare per terra, raccogliere, ridere, piangere.
Ora il punto è: non è che scrivo questo post per vantarmi dell'approccio che Gianluca ha al mondo del colore, eccetera eccetera. Certo io prima passo attraverso tutti i pensieri e le riflessioni del caso, che ci posso fare, sono così, ma la mia conclusione è leggera, scevra da marxismi o materialismi o da altri ismi possibili. Scrivo per dire che è estremamente divertente osservarlo mentre compie certi gesti, e vedere che lui si diverte, concentrato come se stesse firmando importanti documenti o felicemente estemporaneo quando disegna pronunciando le sue sillabe impazzite. Insomma fa quello che ti aspetti da un bambino più o meno, e ti liberi del peso dei soliti primati che servono solo ai genitori. Gianluca si diverte, si lascia andare, ogni tanto ruba l'i-phone a Domenico e improvvisa telefonate di lavoro, mentre lascia segni sui suoi fogli volanti. Giuseppe intanto, con un colore in mano, medita, si mette di fronte al foglio già ampiamente decorato da Gianluca e lascia un segno semplice, una linea. E se ne va.
gianluca
giuseppe
gianluca
Come il giovane gambero di Gianni Rodari ogni cosa si può imparare se si vuole... con il coraggio e la decisione del primo giorno.
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