martedì 24 gennaio 2012

mother revolution

“ Rivoluzione non è una battaglia di strada terminata in qualche ora, ma un lungo periodo di scontri veri fra borghesia e proletariato [...]. Rivoluzione non è sinonimo di rivoluzione ma di periodo rivoluzionario”. 
Rosa Luxemburg
quando ero piccola e abitavo ancora a casa della nonna anna c'era una stanza nella quale i miei genitori, bibliotecari a cottimo, raccoglievano le loro cose, anche mobili, biancheria, oggetti, libri. aspettavamo di trovare una casa tutta nostra. loro lavoravano e risparmiavano per comprare pezzi di una casa che era ancora una stanza. a me sembra davvero un altro mondo. io i miei genitori li ricordo tranquilli, di quelli che non ti mettono troppi pensieri in testa, che non entrano in competizione con gli altri genitori, che se una cosa si poteva fare bene, altrimenti niente. ricordo i miei genitori come due che hanno sempre lavorato. che poi è vero ad un certo punto sono entrati in crisi e certe sere con papà si discuteva di come far quadrare i conti. poi con papà non ho discusso più.
la casa che ha accolto i due appena nati è una casa in affitto nel centro storico di palermo, una casa con pareti bianche e luminose, piena di scatoli e di libri.io che campavo di progetti inventati ogni giorno, di piccoli lavori, da quando ho avuto l'imprudente idea di mettere al mondo 2 figli sento tutto il peso di una sola domanda  'cosa sto facendo per loro?'
e non mi riferisco solo al gioco, all'educazione, al cibo buono, all'aria pulita. penso a quello che vorranno, a quello che mi chiederanno e che io forse non sarò in grado di dare. ecco si, mi riferisco alle cose materiali, ma anche alle esperienze di vita.
un giorno i due parleranno di me, per un periodo più o meno lungo della loro vita sarò la migliore persona di questo mondo, la più bella e la più simpatica. e poi? non posso crescerli lontani dal mondo, si inquineranno, ovvero saranno dei bambini normali. ma io non vorrei trovarmi a dire: non possiamo farlo sai?
io mi sono abituata a vivere con pochi soldi, a comprare solo i vestiti che mi servono per avere un aspetto decente quando esco per accompagnare e andare a prendere i due all'asilo. non compro più le matite, mia grande passione.
viviamo con poco, non si va più al cinema, ma questo per ragioni pratiche, cammino a piedi o in bicicletta. usiamo pochissimo la macchina, compriamo libri, questo si, per noi e per i due, unico lusso direi. per quanto riguarda i due: hanno pochissimi giochi, molti inventati con cose presenti in casa, il loro guardaroba, che ogni giorno abbino tipo 'inventa la moda', è frutto di passaggi di amiche con figli più grandi o di regali.
non riusciamo a mettere molto da parte, quest'anno il nostro mare sarà quello di cannitello e la montagna quella dell'aspromonte, nella terra dei nonni paterni,ma i due sono ancora piccoli e sono felici ovunque. però io al futuro ci penso, ma non come facevano i miei genitori, con i progetti di una vita che va avanti, ci penso con un'ansia talmente ansiosa a volte che l'unico rimedio è quello di pensare che tutto si risolverà grazie al nostro spirito creativo, alle risorse preziose che abbiamo.
quando guardo i due penso alle cose grandi che sto regalando loro ma anche alle cose di cui li priverò. impareremo anche da questo. anch'io da piccola non ho avuto granché. d'altronde se dovessi pensare all'immagine che più mi rappresenta da piccola penserei alle riprese di una festa di natale in famiglia. i bambini presenti erano due cugini e un'altra bambina. tutti, appena ricevuto il regalo, saltano di gioia, si abbracciano e ringraziano mamma e papà, anche se sanno benissimo dello zampino di babbo natale. io invece in questa ripresa fatta con una vecchia cinepresa me ne sto in disparte, con il regalo ancora impacchettato. ecco, mi mette una profonda tristezza quest'immagine. ma so che mi rappresenta pienamente.
le immagini dei due invece sono allegre, buffe, complici, in continuo movimento.
ma c'è una cosa mi conforta. vedere il mio sguardo sicuro nei loro occhi, il mio sorriso beffardo sulla loro bocca.
insomma, in questa vita di mamma e lavoratrice precaria non tutto è così senza rimedio. recupero i punti di forza, me li ricorda domenico. c'è poco da stare a perder tempo qui. recupero quaderni e appunti, vecchi files, cartelle nominate con passione, faccio qualche telefonata, prevedo qualche incontro.
c'è poco di materiale nella mia vita, ma non è niente in confronto a tutto il resto.
in culo alla crisi, less is more. 

di donne e di risorse
 http://qualenergia.it/articoli/20111212-energia-solare-delle-donne-il-solare-che-diventa-solidale
http://nuvola.corriere.it/2012/01/16/lettere-alla-nuvola-mia-madre-e-unoperaia/

1 commento:

  1. incollo la risposta che mi ha inviato via e-mail loredana:
    Cara,
    credo di capire quello che pensi e senti e so di cosa parli quando dici che i tuoi genitori compravano "pezzi di una casa che era ancora una stanza", progettavano un futuro che era davanti a loro già segnato (lavoro, casa, macchina, cucina, soggiorno, salotto, sala da pranzo, camera e cameretta, servizio buono, vacanze-mare e neve...) e un futuro tutto da inventare (la rivoluzione-cambiamento, liberazione, essere uguali e diversi). Abbiamo fatto dei gran pasticci, il futuro da inventare ci è scivolato tra le mani e l'altro si è trasformato in zavorra inutile. Sai cosa spero? che avere meno zavorra per voi sia non sentirsi poveri ma sentirsi leggeri e per i vostri figli sia la possibilità di inventarsi davvero il futuro perché quello che state tracciando voi è davvero la premessa migliore. Ci son meno macchine in giro da qualche giorno, mah se solo potessimo essere costretti a fare la scelta migliore senza essere troppo infelici.

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