sabato 24 dicembre 2011

LA LINGUA (del) NATALE

Le espressioni di Gianluca, il suo modo di parlare, gli sguardi di Giuseppe con gli occhi che dicono tutto quel che vogliono dire, mi fanno pensare: perché non so parlare la loro lingua? O, meglio, perché non la so parlare più? Mi sforzo di capire quello che dicono traducendolo in una lingua che loro ancora non parlano, ma che conoscono perché la sentono parlare da quando sono nati. Quella stessa lingua che gli faremo parlare mandandoli a scuola. O per fargli dimenticare quella che parlano adesso. E allora, ogni tanto (consiglio che dò a tutti i papà), bisogna parlare una lingua inventata, casuale magari, ma piena di espressioni e sguardi, così da non dimenticare e non far dimenticare del tutto questo lunghissimo periodo della lingua natale. E a proposito di un altro Natale, che Vivian definisce surreale, ecco il nostro albero, per la comunità 2%, che Gianluca e Giuseppe hanno disegnato sul loro tavolino in fòrmica, forse disegnando in quella maniera natale che, anche lì, siamo soliti dimenticare a favore di una espressività inutilmente comprensibile.


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